Coronavirus, l'inqualificabile silenzio sulla situazione delle microcomunità in Valle d'Aosta

Anche lo Spi Cgil interviene: le case di riposo sono bombe a orologeria ma si finge di non vedere la situazione reale

 

anzianiAOSTA. Con la conferma dei primi tre decessi a Pontey, la situazione delle microcomunità per anziani valdostane è fonte di crescente preoccupazione. La paura è che i contagi da Covid-19 si allarghino a macchia d'olio - cosa che in parte è già avvenuta - provocando un'ondata di decessi. Le autorità però non forniscono dati precisi sulla situazione e persino i parenti degli ospiti delle strutture lamentano di non ricevere comunicazioni sulle condizioni dei loro cari.

Ad oggi quindi le informazioni sulla situazione delle microcomunità sono frammentarie e manca un quadro completo della situazione. La campagna di tamponi a tappeto lanciata ormai da giorni non si sa che esito abbia avuto, se non per qualche singola struttura. Ogni giorno, durante il punto stampa serale dell'Unità di crisi regionale, alle domande che vengono poste sull'argomento viene risposto «ancora non sappiamo..», «stiamo aspettando i tamponi...».

Vista la situazione, dallo Spi Cgil arriva un deciso appello alla politica. «Ciò che accade in questi giorni nelle microcomunità di Pontey e Verrès è frutto in buona parte dei ritardi e delle carenze della macchina amministrativa. Occorre rapidità di azione e invece regna il silenzio», accusa il segretario Domenico Falcomatà

«Come sindacato dei pensionati Cgil a livello nazionale denunciamo da tempo in modo chiaro che le case di riposo sono bombe ad orologeria» e «ciò che sta accadendo nella nostra regione riflette la situazione nazionale - aggiunge Falcomatà -. Gli anziani sono più fragili, sono i nostri affetti, sono i nostri genitori, i nostri nonni, la nostra memoria. Abbiamo il dovere, oltre che l’obbligo, di non abbandonarli. Abbiamo gli anziani isolati, ai cui familiari non è consentito l’accesso, e ora anche contagiati dal virus. Occorre superare questa necessaria misura con la possibilità di parlare e vedersi a distanza, attraverso l’adozione di strumentazione tecnologica. Non vogliamo pensare e neppure immaginare che possano essere condannati a morire solo perché anziani e considerati pazienti di serie B».

Falcomatà segnala dpi inadeguati e insufficienti nelle stesse microcomunità e accusa le autorità di aver «minimizzato e poi fatto finta di non vedere la reale gravità, ignorando gli appelli a fare presto provenienti da più parti - accusa ancora il segretario dei pensionati -. Se pensiamo che tutto ciò accade in Valle d’Aosta, una regione che dispone di importanti risorse di bilancio, gli interrogativi da porsi non sono pochi».

Più in generale il segretario dello Spi accusa di «insipienza» e «incapacità di fare scelte chiare ed efficaci in queste drammatiche settimane» che invece richiedono «decisioni chiare e concrete. Se il consiglio regionale, il presidente della giunta e l’assessore alla sanità non sono in grado di affrontare questa situazione, si trovino con urgenza figure di alto profilo, esterne alla politica, con comprovate esperienze e competenze scientifiche a cui si affidi la gestione della salute pubblica. Prima che sia troppo tardi!».

 

 

C.R.

 

 

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