Vaccini anti Covid, intervista al dott. Franco Brinato

 

Franco BrinatoCon Franco Brinato, direttore dei quattro distretti sanitari della Valle d'Aosta, parliamo di vaccinazioni antiCovid.

Il personale sanitario è sembrato poco disposto a sottoporsi al vaccino. Per quale motivo?
"C'è stato un primo momento in cui i sanitari erano restii a sottoporsi al vaccino, ma poi i numeri sono aumentati. All'inizio un 30% ha aderito e questo probabilmente è stato di incoraggiamento per gli altri. Inoltre la campagna di comunicazione fatta anche dall'Usl ha aiutato e adesso siamo ad una percentuale molto alta. Lo stesso meccanismo di incoraggiamento l'ho riscontrato con le vaccinazioni nelle microcomunità. Appena arrivato il vaccino solo un numero piccolo di operatori ha aderito, mentre in un secondo momento abbiamo raddoppiato i numeri".

Vedere gli operatori sanitari che tentennano può far nascere preoccupazioni nel cittadino comune.
"In effetti il sanitario che non si vaccina non è un buon esempio per la popolazione, che è meno informata su tutti gli aspetti, sulle complicanze e sulle controindicazioni che veramente sono minime. Tra tutti quelli che abbiamo vaccinato qualcuno ha segnalato un po' di dolore nel punto di inoculazione e un po' di mal di testa. Reazioni importanti e sistemiche non ne abbiamo mai avute. E siamo già oltre le 2.300 persone vaccinate. In percentuale rispetto alle dosi consegnate siamo la prima Regione in Italia".

Tra qualche giorno partirà la vaccinazione di massa in Valle d'Aosta. I primi effetti quando si potranno vedere?
"Voglio essere preciso. Il vaccino prevede due inoculazioni. La risposta degli anticorpi in termini di capacità di neutralizzare il contatto con il virus inizia dopo 10 giorni. Le persone vaccinate devono comunque sempre rispettare il distanziamento, usare le mascherine e lavarsi spesso le mani. Questo perché la persona vaccinata ha una quantità di anticorpi in grado di neutralizzare il virus, ma il virus è comunque presente e quella persona può diventare veicolo di contagio. Solo quando arriveremo all'immunità di gregge - oltre il 75% delle persone vaccinate - potremo dire che il virus è sotto controllo. Parliamo della fine dell'estate, forse luglio".

Cosa accade se un vaccinato incontra un positivo con alta carica virale?
"Il soggetto vaccinato ha possibilità quasi nulle di contagiarsi, ma dipende anche dalla risposta del sistema immunitario al vaccino, se cioè sono stati prodotti sufficienti anticorpi per neutralizzare il virus. È un po' come con l'influenza: possiamo prenderla anche da vaccinati, ma in forma meno grave. Il vaccino "copre" ed è è l'unica arma a nostra disposizione insieme all'uso di mascherina, al distanziamento e lavaggio frequente delle mani".

Vaccinazioni di massa: come si procederà?
"Abbiamo iniziato con sanitari e strutture socio sanitarie, poi le fasce più fragili e gli anziani. Nelle microcomunità abbiamo vaccinato gli utenti in grado di dare il proprio consenso e adesso stiamo perfezionando la procedura per chi non è in grado di darlo. Poi continueremo con la fascia di popolazione più fragile, con malattie pregresse, fino ad arrivare a tutta la popolazione valdostana. Ovviamente parliamo di coloro che vogliono vaccinarsi".

C'è sufficiente personale per le somministrazioni in grandi numeri?
"Oltre ai centri di somministrazione abbiamo delle task force per il territorio. Sono medici e infermieri già formati e pronti".

In questi giorni si è parlato di un calo della produzione da parte dell'azienda Pfizer che potrebbe non essere capace di soddisfare la domanda. In Valle d'Aosta qual è la situazione?
"Al momento le dosi necessarie ci sono e abbiamo anche i vaccini di Moderna. Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, abbiamo inoltrato la richiesta per averne un numero congruo. Il problema però sicuramente si presenterà anche in Valle d'Aosta. Aspettiamo adesso anche il vaccino "nostro".

Ancora a proposito di vaccini, è possibile farli in farmacia?
"Al momento no. Bisogna considerare che vanno somministrati in un ambiente protetto e rispettando un periodo di osservazione. Le dosi poi devono essere conservate in modo molto particolare. Ci sono dei costi importanti che soltanto strutture sanitarie grandi sono in grado di gestire".

Nella campagna di vaccinazione saranno coinvolti i medici di base?
"Da loro si possono fare i vaccini antinfluenzali, ma al momento non sono coinvolti nelle somministrazioni delle dosi antiCovid".

È possibile vaccinarsi in strutture private?
"Non sono possibili al momento che io sappia".

Chiudiamo con i vaccini e parliamo più in generale della situazione sanitaria. Sui social network recentemente sono apparsi post e commenti che lamentano scarsa trasparenza sul numero di persone che si trovano nella terapia intensiva di Aosta. Facciamo chiarezza
"In questa seconda ondata abbiamo assistito a un numero minore di casi in cui la malattia ha dato problemi clinici tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Attualmente il numero di ricoverati è basso. Abbiamo comunque sufficienti posti letto per affrontare, come nella prima fase, un eventuale aumento dei casi che richiedono un'assistenza intensiva. Parliamo ovviamente di casi Covid. Poi ci sono gli altri pazienti in terapia intensiva per altre patologie".

La sanità continua quindi a seguire tutte le altre patologie ed emergenze?
"Certo, è un nostro dovere. La situazione di emergenza non ci ha fatto dimenticare le altre patologie che infatti continuano ad essere seguite. In ospedale e sul territorio, come ad esempio nella struttura di Perloz che accoglie utenti non Covid dimessi dall'ospedale e che hanno ancora bisogno di assitenza intermedia e di riabilitazione. Siamo sempre attenti".

L'ospedale da campo di Aosta gestito dall'esercito è utilizzato?
"È stato utilizzato per 20 casi nel mese di ottobre. Ora i ricoveri sono veramente pochi. Se c'è posto all'ospedale Parini è preferibile assistere lì i pazienti. All'inizio la struttura da campo è stata utilizzata perché i numeri erano veramente tanti".

Fin dalle prime fasi dell'emergenza sei sempre stato ottimista e hai sempre ripetuto "ce la faremo". Rimani dello stesso parere?
"Confermo che ce la faremo. Adesso abbiamo un'arma in più: il vaccino. La popolazione inoltre ha preso coscienza della situazione in cui ci troviamo, e negazionisti si sono ridotti, le persone utilizzano le mascherine. Tutto questo contribuisce molto a circoscrivere i contagi".

Allarghiamo il discorso all'Italia. Abbiamo letto di maxi risse tra giovani, assembramenti senza mascherine e altri comportamenti che possono innescare focolai di contagio. Cosa vorresti dire a queste persone?
"Farei fare loro una chiacchierata ha chi ha avuto il coronavirus o ha perso i familiari".

 

 

Marco Camilli

 

 

 

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