Pericolosa e inaudita censura da parte della Regione verso Aostaoggi.it

L'ufficio stampa ci impedisce l'accesso in presenza ad una conferenza stampa

 

art.21Chi vi scrive è proprietario e direttore editoriale di Aostaoggi.it, quotidiano on line regolarmente registrato nel 2005. Da 16 anni raccontiamo on line ciò che accade sul nostro territorio. La nostra mission è quella di essere il più possibile liberi, nel rispetto delle leggi. 

Non mi sono mai iscritto all'Ordine dei Giornalisti. L'unico iscritto, come da legge, è il nostro direttore responsabile. Pur rispettando l'Odg e i suoi iscritti non ho mai ritenuto utile e funzionale la mia adesione. Per scrivere i miei articoli, pubblicare le mie inchieste, mi avvalgo dell'Articolo 21 della nostra costituzione che in un suo passo recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Ultimo clamoroso caso di "conflitto" tra l'ordine e un operatore dell'informazione è quello di Vittorio Feltri con le sue recenti dimissioni dall'Ordine dei giornalisti. Dopo le dimissioni il presidente dei giornalisti Carlo Verna ha dichiarato pubblicamente: "Una volta al di fuori della categoria Feltri potrà tranquillamente continuare ad esprimere liberamente le sue opinioni come prevede l'Articolo 21 della Costituzione. È ovvio che la responsabilità di quello che scriverà si sposta sui direttori responsabili delle testate che lo ospiteranno; come avviene per i tantissimi non giornalisti che ogni giorno, sulla carta stampata o in tv, esprimono liberamente le proprie idee".

Questa lunghissima premessa serve per spiegare cosa è accaduto. Nei giorni scorsi la nostra redazione ha ricevuto una e-mail dell'ufficio stampa della Regione che comunicava una novità: ad una conferenza stampa prevista domani a Palazzo regionale potranno accreditarsi soltanto giornalisti iscritti all'Ordine. Di coloro che normalmente partecipano alle conferenze stampa in Regione negli ultimi mesi sono, molto probabilmente, l'unico diretto interessato da questa limitazione. Il sottoscritto quindi per la prima volta è impossibilitato a partecipare in presenza.

Non è chiaro da chi esattamente sia partita questa disposizione (l'ufficio stampa risponde al governo regionale) né la motivazione precisa al di là di un vago riferimento a restrizioni dovute all'emergenza Covid-19. Restrizioni che finora non avevano limitato gli accessi agli incontri con i mezzi di informazione organizzati nello spazioso salone di Palazzo regionale proprio per assicurare la partecipazione di tutti nel rispetto del corretto distanziamento.

In assenza di risposte chiare alle mie domande, mi sorgono dei dubbi su questa novità che mi coinvolge direttamente. Forse la mia brutta abitudine durante alcune conferenze stampa di porre domande "politicamente scorrette" alle quali qualche volta i politici non sanno o non possono rispondere? L'ultima volta che è accaduto un assessore - non riporto il nome per evitare pubblicità gratuita - mi ha detto che io non avrei dovuto essere lì, in conferenza stampa, a fare domande, in quanto "non giornalista". 

Ricapitoliamo. Da una parte il presidente nazionale dei giornalisti che per primo accetta e conferma il lavoro svolto nel mondo dell'informazione da "tantissimi non giornalisti" in centinaia di redazioni di tutta Italia. Dall'altra un assessore infastidito da un "non giornalista" che fa domande. Infine la chiusura delle conferenze stampa in presenza ai "non giornalisti". Sicuramente una coincidenza.

Come Aostaoggi.it seguiremo comunque la conferenza stampa di domani da remoto e vi riporteremo i contenuti, come facciamo da tanti anni, cercando di informarvi al meglio. Certo dispiace che, in un momento delicato come questo, ci sia qualcuno che preferisce concentrarsi con tanta solerzia su chi ammettere o chi escludere dagli incontri con la stampa in presenza anziché pensare a dare un futuro ad una regione che piange più di 400 morti per una pandemia che avrà pesantissimi strascichi sociali ed economici.



Marco Camilli


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