Accoglienza migranti, interviene la diocesi di Aosta: "bisogna fare di più"

 

"Una cultura concentrata sul benessere dell'individuo interpreta i problemi sociali come contrattempo fastidioso anziché come richiamo alla coscienza"

Lovignana-francox300AOSTA. "Corriamo il rischio di perdere un valore evangelico ed umano che caratterizzava il pensare e l'agire del nostro popolo e cioè la disponibilità ad accogliere e ad aiutare il forestiero e il bisognoso d'aiuto". Così il vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana, e il Consiglio pastorale diocesano, intervenuti sulla questione dei migranti e dei profughi.

"Una cultura sempre più concentrata sul benessere dell'individuo rischia di interpretare ogni situazione sociale problematica come contrattempo fastidioso anziché come richiamo che interpella la coscienza civica e come occasione per unire le forze nella ricerca di soluzioni condivise" è il monito lanciato con un comunicato stampa.

"Chiediamo che anche la nostra valle provi a fare qualcosa di più", scrive il vescovo riferendosi al recente rifiuto della Regione di ospitare altri 79 profughi, oltre ai 62 già accolti nelle strutture valdostane. "Anche come comunità cristiana ci sentiamo interpellati - è scritto nel comunicato -. Attualmente la caritas diocesana collabora con la Regione per l'accoglienza di 20 profughi. Al riguardo, ci sembra giusto ricordare che l'accoglienza non può essere presentata in termini semplicistici come è stato fatto da qualcuno. Per il rispetto della dignità della persona accolta, l'accoglienza non si esaurisce con il posto letto e i pasti, ma richiede accompagnamento, animazione e almeno un minimo di integrazione e di coinvolgimento umano".

Il Consiglio pastorale annuncia di impegnarsi "a cercare soluzioni per poter aumentare, almeno di qualche unità, lo sforzo che la caritas diocesana sta già mettendo in campo" per l'accoglienza e parallelamente invita le parrocchie ad attivarsi in prima linea ed organizzare incontri con i migranti "favorendo il superamento della diffidenza e dell'indifferenza che spesso nascono dalla non conoscenza delle persone e delle situazioni".

Un ultimo spunto riflessione riguarda la dimensione politica: "vorremmo aggiungere la nostra voce alle tante che si sono levate in questi mesi per chiedere che i problemi legati alle migrazioni trovino adeguate risposte legislative nel nostro paese e che le istituzioni europee e mondiali ricerchino soluzioni per fermare all'origine quella che si presenta sempre più come una tratta di persone umane - indegna del ventunesimo secolo - agendo sulle cause e non solo sugli effetti".

Il Consiglio pastorale in chiusura ricorda le parole di Papa Francesco per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato, si augura che "l'attenzione verso questa drammatica situazione non si affievolisca da parte dei cittadini e delle istituzioni e s'impegna affinché le comunità ecclesiali riconoscano la questione migratoria come un segno dei tempi che interpella la nostra vocazione di cristiani".

 

Marco Camilli

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