AOSTA. Nell'ultimo anno di attività dei Carabinieri della Valle d'Aosta uno dei risultati più importanti è sicuramente l'inchiesta Geenna con sedici persone finite in carcere perché sospettate di far parte o di aver avuto rapporti con la 'ndrangheta.
Non è la prima volta che i carabinieri indagano sulla 'ndrangheta in Valle d'Aosta, ma è la prima volta che le indagini accertano la presenza di una "locale" sul territorio valdostano. Secondo il colonnello Emanuele Caminada, comandante del Gruppo carabinieri Aosta, l'inchiesta e gli arresti sono stati possibili perché «è cambiata la sensibilità degli organi inquirenti» sul tema e perché la giurisprudenza nel frattempo si è evoluta.
In occasione della conferenza stampa che anticipa le celebrazioni per l'anniversario della fondazione dell'Arma, il colonello Caminada ha citato un paio di vecchie inchieste, Lenzuolo e Minotauro (quest'ultima in Piemonte), in cui si parlava «chiaramente di rappresentanti locali» della malavita organizzata. All'epoca però mancavano le prove sul «reato fine» e cioè il reato cui era finalizzata l'esistenza del sodalizio criminale. Inoltre, ha ricordato il comandante, i contenuti delle intercettazioni venivano interpretate come colloqui tra «persone anziane che come amici al bar passano il tempo a ricordare vecchie storie».
Oggi invece l'ostacolo del reato fine è «superato grazie alla giurisprudenza consolidata che condanna anche il sodalizio nel momento in cui ha dei presupposti ben determinati».
redazione