Elezioni con lista unica: il voto nullo può essere un voto libero

Nessun elettore deve sentirsi obbligato a contribuire all'elezione di candidati in cui non crede


elezioniAOSTA. Parlare di elezioni, democrazia, facoltà di scelta corrisponde a spalancare il vaso di Pandora. Il sistema non è certamente perfetto e lo dimostra anche il costante calo della partecipazione degli elettori disillusi e disinnamorati. Sempre più spesso si sentono elettori in cerca del "meno peggio".

"Per chi voterai tu?" "Per il meno peggio".

Bene, quest'anno tanti valdostani alle elezioni comunali non avranno nemmeno questa (triste) possibilità, perché sulla scheda elettorale troveranno una sola lista. Questa situazione coinvolge due Comuni al voto su tre.

Dal Consiglio permanente degli enti locali è già arrivato l'invito a recarsi comunque ai seggi per le comunali. I sindaci uscenti hanno chiesto ai valdostani di assicurare il quorum del 50%, ma anche almeno la metà dei voti validi per non annullare le elezioni e andare al commissariamento.

In sostanza la richiesta indiretta rivolta ai valdostani è di assicurare l'elezione del nuovo primo cittadino a prescindere dalle proprie idee politiche, i propri principi, le proprie visioni. Tappandosi il naso.

A questo punto però sorge una domanda: cosa ne è del diritto di esprimere liberamente il proprio voto? Può un elettore sentirsi obbligato a contribuire all'elezione di una lista con candidati in cui non crede o che presenta un programma che non condivide? O che addirittura è contrario ai suoi legittimi interessi?

Sarebbe questo un voto libero?

Poniamo l'esempio di un ipotetico candidato sindaco favorevole alla costruzione di un centro commerciale e un elettore titolare di un negozietto di paese contrario al progetto. Perché quell'elettore dovrebbe essere condizionato affinché contribuisca anche indirettamente all'elezione di quel sindaco?

Si potrebbe obiettare che anche in presenza di due, tre o cento liste non vi è certezza che ogni singolo elettore si riconosca totalmente in un programma. È vero, però in questi casi almeno è possibile scegliere una proposta che più si avvicina alle idee del singolo. Con una sola lista ciò diventa impossibile.

In queste elezioni comunali 2020 gli elettori di 45 Comuni su 66 al voto non hanno scelta perché in 45 Comuni c'è un solo candidato sindaco ed un solo candidato vice sindaco che lavoreranno con un consiglio comunale in cui non ci sarà alcun confronto.

Forse a ben vedere una opzione c'è ed è quella di mandare un segnale inequivocabile: andare ai seggi sì, perché votare è un diritto e un dovere civico, ma sapendo che se non si condivide l'unica proposta politica sul tavolo esiste la possibilità di invalidare il proprio voto.

Di fronte a condizioni così estreme come quelle delle comunali 2020, l'elettore certamente può decidere di votare anche tappandosi il naso, ma non deve essere indotto a farlo. Deve essere invece libero di dire la sua in modo altrettanto estremo, forte, perché davanti a certi scenari il voto nullo è comunque un voto e diventa persino un voto libero.

Sia ben chiaro, non si parla di voler penalizzare la lista che è riuscita a presentarsi. Bene se quello schieramento riesce a ottenere i voti dei cittadini, ma se i voti nulli dovessero essere la maggioranza, significherà che quell'unica lista in corsa non è stata capace di ascoltare e capire la maggioranza dei cittadini e non è stata in grado di presentare quelle risposte attese dalla fetta più ampia della comunità. In condizioni normali, in cui c'è una competizione elettorale, quella lista andrebbe in minoranza e non alla guida del Comune. In condizioni straordinarie come quelle attuali, un commissariamento può non essere peggiore di una amministrazione che per cinque anni porta avanti un progetto condiviso da pochi e imposto a tutti.

 

 

Marco Camilli

 

 

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