Ricorso alla Corte costituzionale contro l'estensione fino a oltre il 2020 del contributo alla finanza pubblica
AOSTA. Il governo valdostano decide di ricorrere alla Corte costituzionale contro la Legge di Bilancio dello Stato. Con delibera approvata nell'ultima riunione, la giunta deliberato di impugnare la parte degli accantonamenti chiesti alla Valle d'Aosta per il concorso alla finanza pubblica.
Il testo in questione conferma il contributo allo Stato fino al 2020 ed oltre con importi ridotti rispetto al passato «di 45 milioni per l'anno 2018, 100 milioni per l'anno 2019 e 120 milioni annui a decorrere dall'anno 2020». Dato che nel 2017 sono stati messi da parte oltre 144,3 milioni di euro, nell'anno in corso la Regione dovrebbe prevederne circa 99 milioni. Nel bilancio di previsione 2018/2020, discusso nei giorni in cui il parlamento aggiungeva l'emendamento impugnato, la somma non è però prevista.
La tesi della Regione
La doverosità del contributo estesa fino a oltre il 2020 è «lesiva delle prerogative regionali e, in specie, della sua autonomia finanziaria» sancita dalla Costituzione e quindi «illegittima sotto numerosi profili».
Secondo il governo regionale lo Stato non dovrebbe chiedere ulteriori somme alla Valle d'Aosta perché «la sola ragione a fondamento della legittimità» del contributo è la «necessaria correlazione tra la trattenuta, quale è, per l'appunto, quella imposta alla Valle d'Aosta (...) e il regime del patto di stabilità». Dal momento che il patto di stabilità è venuto meno «l'accantonamento di cui trattasi, a decorrere dalla medesima annualità, 2017, il contributo ai sensi dell'articolo 16, comma 3, del decreto-legge 95/2012 deve ritenersi non più dovuto».
Marco Camilli