L'esito del voto è "una batosta" e Viérin in Consiglio Valle rilancia la proposta del rassemblement
AOSTA. In consiglio regionale questa mattina è andato in scena il "processo" delle forze autonomiste su cosa è andato storto alle ultime elezioni politiche, dove i partiti nazionali (Lega e M5s) hanno incassato oltre la metà dei voti mettendo fine ad un dominio autonomista che durava da sempre con l'elezione della candidata pentastellata alla Camera, Elisa Tripodi.
«Una batosta», uno «schiaffo», un «messaggio di protesta» è stato definito il voto di domenica.
«Il messaggio che gli elettori hanno voluto dare alla politica è contro la litigiosità e le risposte che non sono arrivate. I valdostani oggi ci chiedono di trattare argomenti concreti. I temi nazionali interessano la nostra gente e le forze autonomiste forse non hanno saputo affrontarli», ha detto il presidente della Regione, Laurent Viérin.
«Questo risultato è una batosta - ha dichiarato senza mezzi termini l'assessore Mauro Baccega (Epav) -. C'è stato un forte condizionamento dei media nazionali, dove sistematicamente erano presenti i 5 stelle, il centro destra, Renzi. La Valle d'Aosta ha perso un deputato: questo è un fatto gravissimo su cui tutti abbiamo grosse responsabilità».
L'analisi di Pierluigi Marquis (Ac-Sa-Pnv) è che «hanno vinto i portavoce del malessere della comunità. Bisogna saper cogliere con attenzione questo messaggio di protesta: oggi l'autonomia non è più sentita come un valore dalla popolazione perché l'attenzione è su altre problematiche. Probabilmente la riflessione da fare è sulla gestione dell'autonomia che è vista ormai come uno slogan vuoto non più al servizio della comunità. Bisogna invece rilanciarla in modo responsabile».
Anche Alpe, per voce del capogruppo Albert Chatrian, ha rimarcato che «il responso alle urne punisce l'autonomismo e ciò significa che l'autonomia, per la maggioranza della popolazione, non cosituisce più un valore fondante».
Torna l'idea del rassemblement
La risposta a questa disaffezione dimostrata con il voto è la riunione delle forze autonomiste. L'Uvp in particolare ha rilanciato l'idea del famoso rassemblement: «Noi crediamo ancora che le forze autonomiste, tutte, siano una grande risorsa e potrebbero trovare delle sintesi su diversi temi», ha dichiarato il presidente della Regione Viérin.
Anche per l'assesseore Baccega «bisogna proseguire nella direzione del rilancio dell'autonomia».
L'invito non è stato colto dalle forze autonomiste all'opposizione. Antonio Fosson (Ac-Sa-Pnv) ha replicato che il discorso «può essere valido», ma che «per difendere l'autonomia qualcuno deve fare qualche passo indietro. Se riunirsi significa rafforzare certi personalismi, viene difficile pensare di seguire un percorso di questo tipo».
Alpe, per voce del capogruppo Albert Chatrian, non ha toccato l'argomento réunion/rassemblement. «Le cause di questo disamore, del voto di protesta, vanno analizzate con onestà. Il valdostano non vuole più annunci, non vuole essere preso in giro. L'autocritica la stiamo facendo e per noi la nostra proposta deve continuare perchè il valdostano ha voglia di cambiamento e tocca a noi presentare una proposta credibile con persone capaci».
«I valdostani oggi hanno detto che l'autonomia non serve. Non basta rassembler, e per fare cosa poi? - ha detto Marquis - Bisogna avere una visione comune per raggiungere degli obiettivi ed è questa la lezione di cui si deve prendere atto».
Secondo Augusto Rollandin (Uv), la chiave è lo Statuto. «Lo Statuto non è un qualcosa di acquisito, ma al contrario i valdostani pensano che lo sia. I Cinquestelle hanno detto da subito che può essere cambiato a partire dalle competenze dalla presidenza della Regione. Questo è un aspetto significativo: lo Statuto oggi può essere modificato secondo logiche che non partono da questa regione. Siamo convinti che su questo aspetto si debba insistere, trovando mezzi nuovi. E' facile rompere, e in questa sala tutti lo hanno dimostrato passando ora in maggioranza ora all'opposizione, adesso bisogna trovare argomenti e risposte a quello che vuole la gente».
Elena Giovinazzo