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Lo sgambetto di Alpe e i fantasmi del passato che ritornano


Ancora una volta il Consiglio regionale offre alla Valle d'Aosta uno spettacolo tristissimo

Consiglio regionale

AOSTA. L'esistenza di una profonda frattura all'interno della maggioranza regionale non era certo cosa segreta. Se ne parlava praticamente da quando la questione del Casinò è diventata (per l'ennesima volta) una priorità per l'agenda politica valdostana.

C'è però modo e modo di fare le cose; c'è modo e modo di aprire una crisi di maggioranza e di governo.

In un universo perfetto, se la forza politica A non è d'accordo con la forza politica B lo dice apertamente e formalizza la volontà di rompere l'alleanza. Così si dovrebbe fare in una realtà seria. Ma il Consiglio regionale in questi anni ci ha abituati a performance indimenticabili, che tutti però vorremmo dimenticare, di accordi segreti, ribaltoni e controribaltoni. E così anche oggi in aula è andato in scena uno spettacolo tristissimo.

Cosa è successo nel pomeriggio: Alpe, con Stella Alpina e Rini annunciano e presentano una risoluzione il cui testo non era concordato con i colleghi di maggioranza di Lega e Mouv'. Volevano che l'assessore leghista si impegnasse a fare cose (condivisibili o meno che siano, non è questo il punto) che lui stesso aveva detto di non voler fare, almeno non per ora. La votazione non poteva che finire in un modo e così è stato. Obiettivo "rottura" raggiunto, quindi.

Due le lezioni che si possono trarre.

La Lega paga la fretta del voler andare al governo con una maggioranza eterogenea e traballante, la totale inesperienza nel campo politico e probabilmente una certa arroganza se realmente aveva la convinzione di poter gestire la situazione senza problemi.

Alpe, Stella Alpina e Rini invece rievocano le sceneggiate che i valdostani speravano, credevano, di essersi lasciati alle spalle con la passata legislatura. Così non è, evidentemente.

Difficile dire cosa accadrà in futuro. Come il Casinò, tutta la Valle d'Aosta sembra in balìa di una politica schizofrenica. E così come la cura per la casa da gioco sembra lontana, altrettanto distante appare la possibilità che questa politica sia capace di rinsavire da questa follia.

 

Marco Camilli

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