Coronavirus, aiuti alle imprese e all'editoria: intervista al consigliere Roberto Cognetta

L'esponente di Vdalibra è componente della II Commissione consiliare che sta discutendo le misure anticrisi per sostenere l'economia della Valle d'Aosta

 

 

Roberto Cognetta
AOSTA. L'emergenza Coronavirus ha posto il Consiglio regionale della Valle d'Aosta in una situazione di prorogatio. Le elezioni regionali che avrebbero dovuto svolgersi tra dieci giorni sono rinviate (per ora) in autunno e l'assemblea legislativa in queste settimane può soltanto adottare provvedimenti urgenti. Quasi tutto il dibattito politico si concentra all'interno della seconda Commissione consiliare, la Commissione "Affari generali", convocata giorno dopo giorno per elaborare e discutere i provvedimenti legislativi e i pacchetti di misure anticrisi per aiutare l'economia valdostana a reggere l'urto della crisi e della pandemia.

Tra i componenti della seconda Commissione c'è Roberto Cognetta, del gruppo Vdalibra. A lui chiediamo di fare il punto della situazione.

A che punto è l'iter in seconda Commissione del terzo provvedimento anticrisi?
"Ieri c'è stato un incontro con il presidente della Giunta e gli assessori a cui sono consegnate le richieste delle varie categorie ascoltate. Abbiamo poi fatto una serie di domande soprattutto all'assessore alla sanità ed è venuta fuori la notizia del suo comitato / gruppo di lavoro. Il presidente Testolin ci ha poi confermato che a disposizione per il provvedimento ci sono 123 milioni e che forse qualcosa verrà fuori dall'interlocuzione con lo Stato rispetto ai residui sui Fondo comunitari. Parliamo di 7-10 milioni".

Sommando tutte le audizioni, la cifra complessiva delle richieste a quanto ammonta?
"Se volessimo soddisfare tutte le richieste il conto si aggira sui 600 milioni all'incirca. Circa 280 andrebbero per investimenti e piani di sviluppo, altri 320 milioni in incentivi e contributi a fondo perduto".

La Regione ha chiesto allo Stato di non versare il contributo al risanamento della finanza pubblica. Ci sono novità in tal senso?
"Il presidente Testolin ha ribadito che la trattativa con lo Stato è in corso. Stiamo portando avanti questa proposta assieme al Trentino Alto Adige. Dall'interlocuzione con Roma si potrebbe anche giungere ad un accordo parziale: tra dare 0 o dare 102 milioni ci sono tante vie di mezzo".

Visto che la coperta è cortissima, la Regione sceglierà di accontentare solo alcune categorie o di dare un po' a tutti?
"Penso che sceglierà la seconda. Da quando sono in politica ho capito che anziché fare scelte decise, si preferisce dare il contentino a tutti, anche se così non si risolve alcun problema. Se non ripartirà il turismo, in assenza di boccate di ossigeno adeguate, già in estate i problemi emergeranno".

Ragionando sulle tempistiche, quanto impiegherà la Regione per erogare gli aiuti che saranno inseriti nel terzo provvedimento?
"Entro fine maggio dovrebbe essere approvata la legge e, tenendo conto del tempo necessari per tutte le deliberazioni e per mettere in piedi il meccanismo di eroigazione, i primi soldi a occhio arriveranno a metà o fine luglio. Diciamo a luglio. Se tutto andrà bene".

E per le misure già approvate?
"Penso che si sbloccheranno dalla prossima settimana in maniera progressiva. Entro fine mese andranno a regime".

Sono emerse altre novità dall'audizione della Giunta in seconda Commissione?
"Nulla che già non si sapesse. La questione al momento è tutta spostata sulla parte tecnica mentre le scelte politiche non sono mai messe sul tavolo. Per esempio non si è affrontata la questione dell'eventuale indebitamento. Adesso abbiamo una Valle d'Aosta a due velocità: un 20-25% di popolazione che va avanti perché legata al pubblico o al parapubblico e il restante 75-80% che invece è nel baratro. Questa situazione colpirà inevitabilmente Comuni e Regione: non ci saranno le entrate dell'Imu, l'Iva sarà ridotta per il calo dei consumi, l'Irpef diminuirà perché ci sono i licenziamenti e tutto questo si ripercuoterà pesantemente sui bilanci pubblici con conseguente devastanti per tutti. Anche per chi finora si è salvato".

Andiamo sulla questione politica. La Valle d'Aosta stava vivendo già prima un periodo drammatico sotto il profilo della gestione amministrativa con le accuse di collusione con la 'ndrangheta e problemi giudiziari. Anche in questo momento i valdostani si sentono molto distanti dalla politica in generale. Da consigliere regionale come vive questa situazione?
"E' normale che in situazioni di questo genere si faccia di tutta un'erba un fascio, lo capisco. Inoltre il fatto che la politica fosse "scarsa", con personaggi politici inadeguati, è cosa nota da tempo e io l'ho detto più volte in Consiglio. Lo stesso per i collegamenti con la 'ndrangheta che ho sempre denunciato. Tutto ciò che veniva detto, oggi appare drammaticamente vero. La classe politica è rimasta addormentata per decenni sotto la grassa, larga e lunga coperta dei soldi usati in modo becero. Finiti i soldi, è emerso tutto. Ora i valdostani giustamente si lamentano, ma dovrebbero ricordarsi i politici non sono scelti con estrazioni a sorte. Noi siamo lo specchio fedele, fedelissimo, della comunità valdostana: una stretta minoranza ragiona, una parte un po' più grande non è collusa e poi c'è la maggioranza silenziosa che fino adesso ha fatto sì che certi meccanismi andassero avanti. Non possiamo dimenticarcelo solo perché c'è il Covid".

Parliamo di editoria e testate giornalistiche. Anche da loro sono arrivate richieste di aiuti per superare la difficoltà del periodo. Saranno accolte?
"Non lo so, potrebbero. Ricordo che è il governo che farà la legge e, se è molto sensibile alle prossime elezioni, cercherà una sorta di captatio benevolentia verso il mondo della stampa accordando gli aiuti richiesti, anche preché la cifra chiesta non è così grande rispetto ad altre. Se fosse fatta questa scelta non ci sarà silenzio all'interno del Consiglio. Ma essendo la coperta molto corta, è anche possibile che sia concesso poco o nulla. L'editoria potrebbe essere considerato dal governo un settore poco importante rispetto al turismo o al commercio per dire. Se dovessi fare un ragionamento di prospettiva, più tecnico, direi che i giornali lavorano sulla pubblicità delle aziende e se facciamo ripartire le aziende, riparte anche la pubblicità sui giornali".

Anche in questo periodo i mezzi di informazione sono il collegamento tra ciò che accade nel palazzo e il cittadino. Come giudichi la qualità dell'informazione?
"C'è solo una figura che può giudicare e non sta su questa terra. Io posso dare un'opinione e in generale è che al fianco di professionisti seri e in gamba che cercano di fare il loro lavoro al meglio, ci sono diversi operatori che, forse per loro natura o forse perché collegati ad editori che non hanno tanti scrupoli, tendono a tirare fuori notizie che poco hanno a che fare con la situazione. Ma è sempre stato così. Per esempio ho apprezzato la serietà di quasi tutti gli operatori quando per esempio è venuta fuori la notizia della mia positività al Covid: ho chiesto di non pubblicarla in quel momento perché non mi sembrava corretto mettere in piazza la mia soituazione e quasi tutti hanno rispettato la mia richiesta. Anche questo è una spia di cosa va e di cosa in un certo senso non va. Però vedo anche che, così come la politica litiga, anche nell'ambiente dei giornalisti si litiga".

Quanto all'on line?
"Per me l'on line ha un grosso limite che dovrebbe essere superato: non fa approfondimento, salvo poche eccezioni. L'on line per sua natura, essendo a pillole, ti fa vedere solo dei flash, delle istantanee scollegate tra loro, senza un filo logico che aiuti a comprendere la situazione nel suo complesso".

 

Marco Camilli

 

 

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