Vaccini, Covid e il tragico gioco delle parti nella sanità italiana

Mentre vengono indagati ex ministri e funzionari, Panta rei

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Pensiamo di avere alle spalle la tragedia della pandemia che ci ha costretto a cambiare vita e a vedere lo scorrere quotidiano degli eventi in modo diverso. Non è cosi. È notizia di questi giorni che la magistratura sta indagando figure apicali dello Stato italiano che ha gestito il periodo pandemico e la somministrazione dei vaccini con imputazioni estremante gravi.

A tutt'oggi la situazione nelle strutture medico-assistenziali è confusa. La quinta dose di vaccino è raccomandata ai cittadini dagli 80 anni in su, agli ospiti delle strutture residenziali per anziani e alle persone over 60 anni con elevata fragilità. Ma nonostante si parli di "raccomandazione", quindi non di obbligatorietà, alcune strutture e realtà ospedaliere pubbliche e private insistono per la somministrazione della quinta dose. Anche nei casi in cui la persona è risultata positiva pochi giorni prima al Covid o nei casi in cui ha avuto reazioni avverse, documentate in cartella clinica, alle dosi precedenti. Sorgono quindi delle domande sui motivi di tanta insistenza. Ai responsabili di queste strutture domando se considerano la salute delle persone a loro affidate più importante del resto. Se la storia (clinica) degli assistiti non è degna di considerazione, allora forse è il caso di prestare attenzione all'attualità (giudiziaria). 

 

Marco Camilli

 

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