'ndrangheta Valle d'Aosta, gli accusati sfilano davanti al giudice

Tribunale di Torino

AOSTA. Ci siamo: il 12 dicembre a Torino avrà inizio il rito del giudizio per l'inchiesta Geenna. Sì, è un rito, regolato da un complesso insieme di norme previste da leggi dello Stato.

E' stato un percorso lungo, durato quasi cinque anni. In questi cinque anni, molte persone hanno lavorato sul procedimento. Carabinieri, Magistrati, hanno scandagliato la vita degli indagati, cercato indizi e prove a supporto dell'ipotesi investigativa, l'esistenza di un "locale" della ‘ndrangheta in Valle d'Aosta.

Un giudice, il G.I.P. (giudice per le indagini preliminari) per primo ha giudicato il lavoro degli inquirenti e ha sentenziato che gli indagati dovevano essere rinchiusi in un carcere per bloccare l'attività criminosa ed evitare che essi inquinassero le prove a loro carico e si sottraessero alla giustizia. La sua decisione è motivata nel decreto di custodia cautelare in carcere. Gli indagati sono rinchiusi, o in carcere o a casa, dal 23 gennaio 2019.

Nel frattempo le indagini sono continuate. Gli inquirenti, Carabinieri e Pubblico Ministero, hanno continuato a lavorare, interrogare, osservare, pedinare, ascoltare. Tutto è terminato a fine agosto 2019 quando la Procura Distrettuale Antimafia di Torino ha notificato agli indagati che aveva concluso e indagini e lasciava a disposizione delle difese gli atti, 56.000 pagine dove è scritta la complessa vicenda.

Il 23 gennaio la società valdostana ha avuto un brusco risveglio. Qualcuno ha accusato un gruppo di persone di appartenere alla ‘ndrangheta. Una brutta parola così distante dalle società del Nord, ma così ben radicata. Ce lo dicono alcune precedenti sentenze. Attoniti amministratori pubblici si sono precipitati a rilasciare dichiarazioni in cui prendevano le distanze, esprimendo dolore e incredulità. Nel frattempo, alcuni media si sono fatti portavoce di pre-sentenze di innocenza e dichiarazioni di solidarietà verso qualcuno già dichiarato innocente prima di un regolare processo. Su tutti gli imputati vige l'art. 27 comma 2 della Costituzione Italiana che così recita testualmente: "l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva". Giustamente la Costituzione ha sancito "non colpevole" non "innocente" (nella Costituzione ogni parola è stata attentamente pesata) quindi se è vero che non vanno considerati colpevoli non è corretto giudicarli innocenti prima che i giudici, persone di grande conoscenza del diritto, saranno chiamati a giudicare in nome del Popolo Italiano, dopo aver vagliato gli elementi portati da accusa e difesa.

Il 12 dicembre, davanti a un giudice il G.U.P. (Giudice Udienza Preliminare) si presenteranno le parti, l'accusa e la difesa. Per una maggiore garanzia e rispetto della giustizia, il G.U.P. non conosce la vicenda, non ha mai letto gli atti del processo, questo per permettergli di essere al di sopra delle parti, non influenzato e quindi di decidere in serenità perché "intimamente convinto".

L'udienza avverrà in una "camera di consiglio", sala, dove si riuniscono i giudici per decidere. Il giudice accerterà la regolarità delle norme, se sono presenti tutte le parti, se tutti gli indagati e le loro difese sono stati regolarmente avvisati dell'udienza. Gli indagati avranno la facoltà di non assistere al rito, ma dovranno essere rappresentati o assistiti da un difensore. Il Giudice accetterà o no le costituzioni di parti civile, ovvero quelle persone o enti che sono offese dal reato e quindi chiederanno un risarcimento per il tramite di un difensore. L'accusa presenterà le motivazioni per cui gli accusati dovranno essere giudicati. Le difese spiegheranno le motivazioni delle loro richieste che vanno dal proscioglimento alla scarcerazione, e alla richiesta di riti alternativi al pubblico dibattimento, rito abbreviato, patteggiamento giudizio immediato ecc... Saranno depositati atti e memorie difensive e gli indagati potranno chiedere di essere interrogati o rilasciare spontanee dichiarazioni.

Ci vorranno varie udienze perché è un rito complicato e gli imputati sono tanti. Le parti potranno replicare una sola volta, dopo di che il G.U.P. farà conoscere le decisioni tramite una sentenza. Si saprà, quindi, se gli accusati saranno rinviati a un giudizio, se ci sarà pubblico dibattimento o riti alternativi. E' un momento molto importante per cui viene da augurare al G.U.P. tutta la serenità di cui ha bisogno.

Geenna ha svelato che alcune persone erano legate tra loro da un sodalizio criminale (sarà la sentenza a stabilirlo) o d'ispirazione massonica che aveva quale obiettivo principale il reperimento di "pacchetti di voti" da offrire al migliore offerente e quindi, per usare un termine loro caro, si doveva cercare un candidato da "portare avanti" il quale, chiaramente, doveva ricordarsi "degli amici", cioè di coloro che gli avevano permesso di sedere sugli scranni dei consigli, comunali o regionali.

Nel 1981, tre anni prima della sua morte, avvenuta l'11 giugno 1984, Enrico Berlinguer nella politica italiana sollevava la "Questione Morale". Berlinguer denunciava la gestione degli interessi dei partiti: «i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani». Il buon Enrico mi è venuto in mente quanto ho letto sui quotidiani del 1° dicembre 2019 le frasi pronunciate dal presidente dell' U.V. Erik Lavevaz, durante l'ultimo congresso a Gressan riguardo la scelta dei nuovi candidati alle prossime elezioni. Secondo Lavevaz i nuovi candidati dovranno essere scelti badando alla storia politica e personale e non alla loro «capacità di "portare voti"». Questa esigenza è nata dal turbolento 2019 quando a gennaio il suo movimento ha scoperto con sgomento l'interesse per la 'ndrangheta verso il movimento. Al di là della facile battuta da bar: «meglio tardi che mai», si registra un primo risultato di Geenna: l'aver indotto il presidente del maggiore movimento politico valdostano a una riflessione per riportare la scelta di candidati di qualità per poter amministrare al meglio la "cosa pubblica". Speriamo che questa riflessione sia contagiosa per tutti i partiti della Valle d'Aosta. Grazie Geenna.

 


Cesare Neroni

 

 

 

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