Coronavirus, Valle d'Aosta: la mia vita di donna divorziata con 4 figli in attesa della cassa integrazione

'Sento dire che siamo tutti sulla stessa barca, ma non è così: io sono su una scialuppa'


Roberta OrruAOSTA. Roberta Orru è una madre divorziata con quattro figli a carico di età compresa tra i 4 e i 12 anni. Come migliaia di altri valdostani è a casa da marzo senza poter lavorare a causa dello stop al commercio imposto dalla pandemia Covid-19. Con un reddito basso che non consentiva di mettere da parte grandi risparmi e quattro bocche da sfamare, si trova adesso in una situazione comune a tanti altri lavoratori rimasti improvvisamente senza una entrata e senza certezze di alcun tipo, se non le bollette da pagare. Ci racconta la sua situazione in questa intervista telefonica.

Che lavoro fa?
«Sono parrucchiera».

Titolare o dipendente?
«Dipendente di una azienda di Aosta».

Qual è la sua situazione?
«Sono in cassa integrazione in deroga, ma ancora non ho ricevuto nulla. Siamo 7 dipendenti in un salone e 5 in un altro: siamo un costo abbastanza elevato a fronte di entrate pari a zero, quindi la mia azienda non può anticipare le somme. Non abbiamo ancora percepito nemmeno i giorni lavorati. La cassa in deroga non è ancora arrivata e non si sa quando arriverà. Eravamo rimasti a entro il 15 aprile come aveva detto il presidente Conte, ma adesso è tutto rimandato e non si sa più nulla».

Di quale importo parliamo?
«Sono 838 euro».

Ad oggi quindi
«Zero soldi».

Nei giorni scorsi Orru ha realizzato un video su Facebook in cui spiega di aver ricevuto nel frattempo la bolletta della luce e quella del gas, gli affitti e la richiesta di pagamento per la refezione scolastica.

Come fa ad andare avanti?
«Grazie al cielo mi ero tenuta qualcosina dello stipendio passato. Questo è quanto. Sono stata anche in quarantena due settimane e la spesa me l'ha fatta un'associazione. Ora sono in attesa di ricevere la comunicazione dal Comune di quanto dovrò pagare».

Non ha beneficiato dei buoni spesa per l'emergenza Coronavirus?
«No, io non ne ho diritto perché percepisco un reddito di cittadinanza di 35 Euro (in quanto lavoratrice con Isee molto basso, ndr). È una somma che non nemmeno posso cumulare perché, se non li spendo in tempo, ogni mese viene decurtata del 20%. Quindi non riesco a pagarci nemmeno una bolletta. E con 35 euro e quattro figli, che spesa posso fare?».

Dall'Inps ha avuto qualche informazione sulla cassa integrazione?
«Ho chiamato due volte e mi hanno risposto via messaggio spiegando che è la Regione che non ha ancora stanziato i fondi e che l'Inps fa solo da tramite».

E dalla Regione?
«E' impossibile parlare con qualcuno in Regione. Ho contattato l'ufficio amministrativo, ma non c'è nessuno che risponde. Parte sempre la segreteria telefonica».

Lei ha parlato della possibilità di richiedere un anticipo della cassa integrazione delle banche.
«Dalla mia banca mi hanno risposto che non ne sapevano nulla, che non erano informati di questa possibilità. Erano addirittura rimasti stupiti dalla mia richiesta. Eppure loro sono nell'elenco degli istituti che hanno aderito all'iniziativa. Grazie ad un mio conoscente sono riuscita comunque ad avere altre informazioni. Ho scoperto che si tratterebbe di un prestito, a tasso zero ma pur sempre un prestito, di 1.400 euro. Però, se non dovessi rientrare in cassa integrazione in deroga per un qualsiasi motivo, quei 1.400 euro dovrei restituirli in 30 giorni. Non ho fatto richiesta».

In questo momento può contare sull'aiuto di qualcuno?
«Ho l'aiuto delle mie braccia, della farina e del lievito di birra. Per fortuna qualcosina ero riuscita a metterlo da parte. Avevo una collezione di bambole che sto iniziando a vendere».

I suoi figli seguono la didattica on line.
«Tre dei miei quattro figli devono seguire le lezioni on line e ho dovuto prendere un'altra sim, quindi sostenere un'altra spesa, per avere Giga sufficienti per tutti. Da parte dell'assessore all'istruzione non ho mai sentito un'iniziativa, non so cosa abbia fatto per questi ragazzi. Nemmeno hanno fornito una connessione gratuita per le lezioni. Ho inoltre un figlio con una dislessia certificata (una certificazione per la quale ho dovuto pagare bei soldoni) e la Regione non mi ha fornito un computer né altri strumenti. Mi hanno lasciata sola e ho dovuto provvedere io. Solo adesso, a distanza di 2 mesi dalla chiusura delle scuole, professori e dirigenti scolastici stanno proponendo di distribuire i pc rimasti a scuola agli studenti che non li hanno. Per il resto, nulla è stato fatto».

Le scuole rimarranno chiuse ancora a lungo sembra
«E io mi rivolgo all'assessore e chiedo: cosa mi garantisce? Chi penserà ai miei figli quando tornerò al lavoro, se mai ci tornerò? Mi troverà lei una baby sitter che guarda quattro figli per otto ore al giorno, facendoli studiare, a 600 euro? Sempre se avrò diritto al bonus baby sitter...».

Come state vivendo la situazione lei e i suoi figli?
«Io non riesco a dormire, ho sempre mal di testa e ho attacchi d'ansia. I miei figli sono segregati in 70 metri quadri di casa senza nemmeno un balcone. Ho solo un affaccio di 1 metro per 1 e se vogliono prendere una boccata d'aria i bambini devono fare i turni. È una situazione veramente critica. Sento dire "siamo tutti sulla stessa barca", ma non è così: io sono su una scialuppa. Le persone non hanno da mangiare e tra un po' finisce che scenderemo in strada. Siamo stufi. Non abbiamo più nulla».

Quale messaggio vorrebbe mandare alle istituzioni?
«Vorrei ringraziarli per tutto quello che hanno fatto fino adesso. Tutti i decessi per Covid hanno un nome e un cognome. Vorrei anche ringraziarli per aver fatto venire i turisti a sciare. Ora i valdostani piangono i morti».

 

Marco Camilli



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