Coronavirus, allarme Confcommercio: a rischio 800 imprese e 2.700 posti di lavoro in Valle d'Aosta

Un terzo delle aziende del terziario teme di non riuscire a superare l'estate

 

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AOSTA. Le conseguenze della pandemia da Covid-19 sulla Valle d'Aosta possono travolgere l'intera economia valdostana mettendo a rischio centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro. Secondo una ricerca realizzata da Confcommercio Valle d'Aosta insieme a Format Research, si stima che il bilancio del 2020 potrebbe chiudersi con una perdita di 300 milioni di euro di valore aggiunto riferito al terziario che potrebbe tradursi nella chiusura in 800 imprese e nella perdita di 2.700 posti di lavoro.

"La crisi sanitaria innescata dalla diffusione del Covid-19 - spiega la ricerca - ha provocato un fortissimo crollo della fiducia presso le imprese del terziario della Valle d'Aosta". Il lockdown ha coinvolto "interi comparti trainanti per il motore del tessuto imprenditoriale della regione hanno quasi del tutto annullato l'apporto alla ricchezza del territorio. È il caso del turismo, delle imprese della ristorazione, dei servizi alla persona e del commercio al dettaglio non alimentare, che hanno di fatto azzerato il proprio volume di affari durante il periodo di chiusura imposto dal Governo centrale".

La ricerca pone l'attenzione su quello che accadrà nei mesi prossimi. "Ciò che preoccupa è la tenuta del sistema in vista della seconda parte dell'anno", dice Confcommercio. "La trasformazione della crisi da “emergenza sanitaria” ad “emergenza economica”, per quanto attesa, sta assumendo proporzioni ben più gravi rispetto a quelle già vissute nella storia recente" e sul frone dei ricavi "il recupero nella seconda metà dell'anno sarà timido, con un rimbalzo dell’indicatore non sufficiente a colmare il gap tracciato negli ultimi mesi".

La crisi di liquidità è ciò che preoccupa. La ricerca riferisce che oltre un terzo delle imprese ha affrontato difficoltà finanziarie nel secondo trimestre dell'anno e un altro terzo del settore terziario "teme di non farcela nei mesi di luglio, agosto e settembre: si tratta di quegli operatori che sono riusciti a rimanere a galla attingendo a risorse proprie o a linee di credito preesistenti, ma che in mancanza di aiuti concreti sono destinati ad andare in sofferenza nel breve periodo".

Confcommercio riconosce da una parte un "elevato" numero di risposte positive alle tante domande di credito, ma dall'altra spiega che "è quasi raddoppiata rispetto a sei mesi fa la quota di imprese ancora in attesa".

Le misure nazionali "hanno temporaneamente mitigato l’impatto dell’emergenza sul fronte “lavoro”, ma la congiuntura rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Nel complesso, la crisi rischia di presentare un conto salato a fine anno", avverte Confcommercio.

 

Clara Rossi

 

 

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