Ore di attesa in compagnia della propria sofferenza
Se Aosta piange, il resto d'Italia non ride. Le notizie che ogni giorno arrivano dai vari pronto soccorso d'Italia ci raccontano di storie da film dell'orrore. Ma noi siamo ad Aosta e ci occupiamo di quanto accade in quella che una volta era "un'isola felice".
La nostra redazione riceve numerose e-mail e telefonate e la maggior parte di queste segnalazioni, soprattutto nel recente periodo, riguarda il mondo della sanità. Una sanità annichilita per mancanza di personale e dove i concorsi a tempo determinato troppe volte vanno deserti. Tutto questo di fronte al silenzio di una classe politica che, come i pavoni, mostra la ruota solo in manifestazioni o convegni per dire quanto tutto vada bene e quanto sia brava.
Tornando al titolo di questo articolo, riporto due segnalazioni per la giornata di mercoledì 1 giugno.
Una donna over 80 entrata intorno a mezzogiorno al pronto soccorso di Aosta con sospette gravi patologie su indicazione del proprio medico. Alle 18.30 è stata sottoposta ad ecografia e alle 20.40 è stato deciso il ricovero. Dopo oltre otto ore di attesa.
Intorno alle 18.30 una donna telefona al pronto soccorso per lombosciatalgia acutissima con fortissimi dolori e chiede di poter parlare con un medico. L'operatore le spiega che i medici non sono disponibili perché il pronto soccorso è affollato da una cinquantina di persone e che recarsi lì era sconsigliato visto il numero di pazienti in attesa.
In un precedente articolo abbiamo invitato l'assessore regionale alla sanita a recarsi presso il nostro pronto soccorso e vedere con i propri occhi le tante persone che aspettano di essere visitate e le difficoltà degli operatori sanitari che, con organico ridotto, faticano a reggere l'impatto della situazione. Finora dall'assessore nessuna risposta. Chissà se alla prossima manifestazione, al prossimo convegno o alla prossima conferenza stampa, ci dirà che tutto va bene.
Marco Camilli