Ai sedici imputati, quasi tutti politici, la procura della Corte dei Conti chiede un risarcimento di 4 milioni di Euro
«Il Collegio per una più ponderata valutazione della vicenda ritiene indispensabile acquisire ulteriori elementi di valutazione». Così la sezione giurisdizionale per la Valle d'Asota della Corte dei Conti si è pronunciata nel processo per i contributi erogati da due Giunte regionali, in violazione della legge secondo la procura contabile, a favore dell'Arev.
La sentenza è stata depositata lunedì.
La stessa sezione ha anche respinto l'istanza di prescrizione presentata dalle difese (poiché «l’individuazione della soglia temporale oltre la quale la pretesa risarcitoria è prescritta è influenzata dalle speciali previsioni recate dalla citata normativa emanata per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19») e le eccezioni sul difetto di giurisdizione e l'inammissibilità dell'atto di citazione.
Gli imputati
Il procedimento riguarda sedici imputati ai quali la procura della Corte dei conti contesta un danno erariale che sfiora i 4 milioni di Euro. La somma fa riferimento ai contributi concessi nel corso del 2018 dalle Giunte Viérin e Spelgatti. Il danno è contestato a Laurent Viérin, Emily Rini, Mauro Baccega, Luigi Bertschy, Jean-Pierre Guichardaz, Aurelio Marguerettaz, Alessandro Nogara e Testolin Renzo per un contributo a fondo perduto di 1,8 milioni ed a Nicoletta Spelgatti, Elso Gerandin, Stefano Aggravi, Claudio Restano e Paolo Sammaritani per un contributo integrativo, sempre a fondo perduto, di altri 2,2 milioni.
Le altre persone coinvolte sono dirigenti regionali: Cristoforo Cugnod e Fabrizio Savoye per aver espresso parere di legittimità sulle delibere dei finanziamenti e Patrizia Mauro per il visto di regolarità contabile.
Cosa contesta la Procura contabile
Il processo riguarda la presunta violazione del Regolamento europeo sugli aiuti del settore agricolo.
In partica il contributo chiesto e ottenuto dall'Arev sarebbe stato, «almeno nei termini in cui si è concretamente operato», incompatibile con la normativa europea richiamata nei provvedimenti. Non si sarebbe infatti trattato di un rimborso di costi per l'organizzazione di mostre e rassegne come indicato nelle delibere, bensì di «un sostegno economico diretto in denaro all’Associazione degli Allevatori regionale non previsto» dal Regolamento UE e «che si sarebbe potuto erogare solo a seguito di una espressa decisione della Commissione europea».
La Procura contesta inoltre la colpa grave «rasentante il dolo» a causa della «marchiana violazione di una pletora di norme eurounitarie e legislative regionali».
Marco Camilli