Era 52esima, ora è 56esima. Singapore si conferma primo. Bene anche Nuova Zelanda, Hong Kong, Corea del Sud e Stati Uniti
Il Rapporto sulla attrattività degli investimenti stilato dalla Banca Mondiale per il 2015, Doing Business, e pubblicato oggi, mette in fila 189 Paesi del mondo in virtù di alcuni parametri della facilità di "fare impresa".
In questa speciale classifica, al primo posto si conferma Singapore, mentre l'Italia scivola dal 52esimo posto del 2014 al 56esimo del 2015. Cosa vuol dire? I parametri utilizzati per definire l'identità economica di un Paese, in base alla quale viene stilata la classifica, sono i seguenti: 1. Facilità di fare business; 2. Creazione di impresa; 3. Ottenimento delle licenze edilizie; 4. Tempi di allacciamento all'elettricità; 5. Trasferimento di proprietà; 6. Ottenimento dei prestiti; 7. Protezione degli investitori minori; 8. Pagamento di tasse e imposte; 9. Commercio transfrontaliero; 10. Esecuzione dei contratti; 11. Leggi per l'insolvibilità.
Ogni parametro ha una propria classifica. L'Italia ad esempio risulta al 46esimo posto per creazione di impresa, ma solo al 116° se si considera l'ottenimento delle licenze edilizie. E per quanto riguarda la Giurisprudenza civile, siamo davvero in basso nella classifica, appena al 146° posto per l'esecuzione dei contratti, mentre guadagniamo posizioni sul versante della insolvibilità, 29°. Sul piano delle tasse e delle imposte, siamo al 141° posto, segno che nel mondo il nostro Paese viene considerato “inospitale” dal punto di vista delle regole fiscali. Il miglior risultato lo raggiungiamo solo nella tutela dei soci minori, dove si guadagna la 21° posizione.
Tra i Paesi europei maggiormente attrattivi, compaiono nei primi dieci posti la Danimarca (4°), la Norvegia (6°), il Regno Unito (8°) e la Finlandia (9°). La Germania è quattordicesima, la Francia trentunesima, e la Spagna trentatreesima. Nuova Zelanda, Hong Kong, Corea del Sud e Stati Uniti si confermano invece tra i primissimi posti a ridosso di Singapore.
Clara Rossi