Respinto il ricorso di alcuni notai piemontesi sul tema del bilinguismo
Per poter svolgere la loro attività in Valle d'Aosta, i notai «è necessario posseggano la conoscenza della lingua francese». Lo ha sentenziato il Tar del Lazio pronunciandosi su un ricorso presentato da notai torinesi intenzionati a lavorare occasionalmente anche in Valle d'Aosta in quanto regione compresa nel distretto della Corte di Appello di Torino.
Una norma di attuazione sull'assegnazione delle sedi notarili in Valle d'Aosta e per l'esercizio delle funzioni notarili richiede la «piena conoscenza della lingua francese»: secondo i notai che hanno presentato il ricorso, questa condizione sarebbe contraria ai principi costituzionali e del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea.
Il Tar, con una recente sentenza, ha ritenuto il ricorso «inammissibile» visto che l'atto impugnato «non è un atto direttamente lesivo della posizione giuridica soggettiva dei ricorrenti», e ha anche specificato che i notai, «in quanto "ufficiali pubblici istituiti per ricevere gli atti tra vivi e di ultima volontà, attribuire loro pubblica fede, conservarne il deposito, rilasciarne le copie, i certificati e gli estraili" svolgono un'attività che, implicando un quotidiano confronto con le diverse realtà linguistiche presenti nel territorio regionale di riferimento, è necessario posseggano la conoscenza della lingua francese secondo le modalità previste dalla norma».
Secondo i giudici amministrativi del Lazio, «sarebbe illogico diversificare il grado di conoscenza della lingua francese richiesta ai notai che svolgono la professione in Val d'Aosta».
Clara Rossi