Parcheggi a pagamento, Aosta come Verrès? Centoz: difficile replicare l'idea

Parcheggi a pagamento, Aosta come Verrès? Centoz: difficile replicare l'idea

 

Il sindaco del capoluogo: il commercio non si rivitalizza togliendo gli stalli blu

AOSTA. A Verrès il sindaco ha intrapreso una strada innovativa per quanto riguarda i parcheggi delle auto: via gli stalli blu, a pagamento, ed al loro posto parcheggi con disco orario. Una scelta di questo tipo darebbe, tra le altre cose, un nuovo impulso al commercio del paese, ma sarebbe replicabile ad Aosta?

Quando lo scorso febbraio le tariffe della sosta a pagamento nel capoluogo sono aumentate, il sindaco Fulvio Centoz ha ribadito più volte che l'obiettivo della sua Amminsitrazione non era quello di fare cassa. Un'idea come quella di Verrès tuttavia non potrebbe portare a dei risparmi, sgravare l'Amministrazione comunale dai costi di gestione dei parchimetri ed incentivare allo stesso tempo il commercio? Lo abbiamo chiesto direttamente al sindaco Fulvio Centoz.

«Ovviamente - dice il primo cittadino di Aosta - ogni Comune gestisce le soste come meglio crede e può anche darsi che questa possibilità crei un incentivo maggiore per i commercianti. Io credo che la crisi del commercio soprattutto nei centri storici sia più strutturale e più di prospettiva e non si rivitalizza semplicemente così ma necessita in primo luogo di una nuova concezione del commercio».

«Mi pare difficile replicare lo schema di Verrès ad Aosta - continua il sindaco -. Lì parliamo di 100 posti che potrebbero anche essere facilmente controllabili dai vigili, fermo restando che se la Polizia Locale controlla e sanziona gli abusi sui parcheggi non può fare altri interventi. Ad Aosta, dove i parcheggi sono molto più numerosi, diventa impossibile controllare tutto con assiduità e garantendo al tempo stesso i numerosi servizi che svolge la Polizia Municipale».

Centoz analizza le cause delle difficoltà che vivono le attività commerciali del centro: «Non solo la grande distribuzione sta penalizzando il piccolo commercio, ma anche l'e-commerce ha cambiato il modo di fare acquisti - afferma -. Il piccolo commercio si deve ripensare perché ovviamente queste tendenze non si possono arrestare con provvedimenti normativi».

 

Marco Camilli

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