Corruzione, l'Italia maglia nera in Europa

Insieme a Grecia e Romania - Al via il servizio Allerta Anticorruzione

corruzionex200La corruzione affligge in maniera endemica il nostro sistema economico, sottraendo allo Stato risorse preziose, peggiorando la qualità dei servizi e contribuendo ad aumentare la povertà. Nella ventesima edizione dell'Indice di percezione della corruzione (CPI) 2014 di Transparency International Italia, il nostro Paese si classifica nuovamente al 69esimo posto nel mondo, conservando stessa posizione e punteggio dell'anno precedente. Sullo stesso gradino dell'Italia, con un voto di 43 su 100, di nuovo la Romania e altri due paesi europei in risalita rispetto allo scorso anno: Grecia e Bulgaria.

A livello globale si distinguono in negativo Francia (26), Cina (100) e Turchia (64) che perdono diverse posizioni rispetto all'anno scorso, mentre rimangono in cima alla classifica dei paesi più virtuosi Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia. "Il CPI 2014 evidenzia come il nostro Paese non sia ancora riuscito a intraprendere la strada giusta per il suo riscatto etico. Non possiamo restare fermi a guardare ancora per molto, mentre altri Paesi fanno progressi: come cittadini possiamo e dobbiamo essere parte attiva nella lotta contro la corruzione" dichiara Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia.

"Il lavoro iniziato quest'anno dall'Anac siamo sicuri che darà i suoi frutti - aggiunge Carnevali - ma c'è bisogno anche del supporto dei cittadini. Solo grazie al loro coinvolgimento sarà possibile portare alla luce gli illeciti che altrimenti continueranno a rimanere insabbiati". Per questo motivo Transparency International Italia lancia il nuovo servizio Allerta Anticorruzione – Alac, per tutti coloro che, vittime o testimoni di casi di corruzione, vogliono segnalare un caso ma sono spaventati o sfiduciati dalle istituzioni. "Noi possiamo aiutarli facendo in modo che il caso venga allo scoperto, superando così il muro di impunità che ancora oggi protegge i corrotti". Secondo i dati del Barometro globale della corruzione 2013, solo il 56% degli italiani è disposta a segnalare un episodio di corruzione, rispetto alla media globale del 69%. I motivi che spingono a rimanere in silenzio sono soprattutto la paura, la sfiducia e la triste convinzione che nulla può cambiare.

"La corruzione è alimentata dall'eccessiva e inutile burocrazia - aggiunge il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello -. Occorrono azioni volte a semplificare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e impresa, consentendo il contatto immediato attraverso il pieno utilizzo delle potenzialità offerte dai sistemi digitali. È inoltre indispensabile aumentare il grado di consapevolezza del fenomeno e fornire agli imprenditori degli strumenti semplici per prevenirlo. Far crescere la cultura e la buona informazione sulla legalità è un nostro obiettivo irrinunciabile". Secondo Marcella Pannucci, direttore generale di Confindustria, "nonostante i molti interventi operati, in Italia ancora tanto resta da fare per rafforzare le politiche di contrasto alla corruzione. Confindustria sta portando avanti un'intensa attività di analisi e di proposta per contribuire ad un'azione anticorruzione corale. Il tutto nella consapevolezza che anche il sistema delle imprese deve fare la sua parte e assumersi la responsabilità di promuovere la cultura del rispetto delle regole".

 

Clara Rossi

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