Dermatite nodulare, l'Arev riflette sullo svolgimento delle Batailles de Reines

La priorità è prevenire il rischio di diffusione della malattia che potrebbe mettere in ginocchio il settore zootecnico valdostano

Batailles de ReinesLa dermatite nodulare contagiosa potrebbe influire anche sullo svolgimento delle Batailles de Reines. Una decisione definitiva sarà presa la prossima settimana dall'Arev, ma il destino dell'edizione 2025 concorso sembra segnato.

Questa settimana l'associazione degli allevatori valdostani ha già dovuto cancellare la 26a edizione di Alpages Ouverts per minimizzare il rischio di espansione della malattia, nota anche come Lumpy Skin Disease, che mette a rischio le mandrie di bovini e non è contagiosa per l'uomo. Gli animali «possono essere infettati mediante punture di insetti portati dall'uomo negli allevamenti ed è quindi per questo motivo che si è stabilito di non esporre gli alpeggi a rischio di contagio», ha spiegato l'Arev.

Un'area della Valle d'Aosta è già inserita nella zona di sorveglianza istituita dopo l'individuazione di focolai della malattia in Francia. Quattro giorni fa l'area di controllo includeva solo Courmayeur, La Thuile e Pré-Saint-Didier per un totale di 29 alpeggi e 2.380 capi. In un paio di giorni, con la scoperta di altri focolai in territorio francese, il fronte si è allargato anche a Morgex, La Salle, Avise, Arvier, Valgrisenche, Introd, Rhêmes-Saint-Georges, Rhêmes-Notre-Dame, Saint-Nicolas, Saint-Pierre e Saint-Rhémy-en-Bosses.

La Regione è al lavoro per definire il piano di vaccinazione per il territorio valdostano, tempi e procedure di somministrazione, ma è chiaro che lo svolgimento delle eliminatorie delle Batailles è seriamente a rischio. L'individuazione anche di un solo singolo capo positivo alla dermatite nodulare prevede l'obbligo, salvo accoglimento della richiesta di deroga, di abbattere l'intero allevamento.

«La diffusione della malattia - ha già evidenziato l'Arev - sarebbe deleteria per l’intero settore zootecnico regionale è quindi opportuno evitare il più possibile pratiche che espongano i bovini al rischio, anche remoto, di contagio».

 


Marco Camilli

 

 

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