Rocco Schiavone lo sapeva. Il vicequestore frutto della penna diAntonio Manzini, già nel 2015 aveva già anticipato la presenza inquietante della 'ndrangheta ad Aosta e dintorni. Gli arresti dei giorni scorsi, con infiltrazioni pesanti nella politica locale, sono una conferma degli sviluppi nelle indagini condotte dal poliziotto più scorretto (ma anche amato) d'Italia raccontate in due libri.
Associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, tentato scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, traffico di droga, ricettazione di armi. Sono i reati contestati, a vario titolo, a 16 persone arrestate il 23 gennaio dai carabinieri del Ros nell'ambito dell'operazione "Geenna", sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta.
Eppure Rocco Schiavione, il poliziotto romano sbattuto per punizione nella Questura di Aosta, in due romanzi aveva prefigurato lo scenario criminale. Certo, non aveva ancora approfondito i legami con i potentati politici locali, ma aveva chiaramente scritto che la 'ndrangheta drogava l'economia locale. Partendo da un sequestro di persona, esattamente della diciottenne Chiara figlia di un imprenditore edile, in "Non è stagione" (2015) lo scrittore Antonio Manzini portava alla luce un sodalizio criminale retto dai titolari di due attività commerciali (un negozio d'abbigliamento per bambini e una pizzeria) originari di Soverato e specializzati, in realtà, in estorsione, usura e altre magagne come, per esempio, un grande appalto regionale.
E nel successivo romanzo "Era di maggio" (2015), Rocco Schiavone era costretto ad indagare su un misterioso omicidio dello stesso 'ndranghetista finto pizzaiolo di Soverato ucciso in carcere. L'autore non indicava i mandanti di quella morte e chissà che in un prossimo romanzo la questione non torni a galla, magari con scoperte sensazionali sull'intreccio affaristico tra mafia calabrese e politica aostana.
Giulio Mancini
(giornalista e scrittore)