Valle d'Aosta, una madre single con due figli piccoli e la proposta «immorale» dell'assistente sociale

famigliaAOSTA. I servizi sociali sono una istituzione fondamentale per tutelare i più deboli e l'assistente sociale è una figura importante che svolge un ruolo delicatissimo, quando il sistema funziona. Purtroppo non è sempre così.

Quella che leggerete sotto queste righe è la testimonianza di una persona che, cercando aiuto, si è messa in contatto con i servizi sociali della Valle d'Aosta ricevendo in cambio una proposta ritenuta «indegna e immorale». Come nel caso del nostro primo articolo sui servizi sociali, per motivi di privacy non forniremo dettagli sulle generalità delle persone e dei minori coinvolti.

«Dieci anni fa ero una giovane mamma single con due bambini piccoli, uno di 2 e l'altro di 4 anni. Ero arrivata da poco in Valle d'Aosta e cercavo un lavoro, ma mi scontravo con la necessità nel conciliare i miei impegni di madre con quelli professionali». 

«Provai ad iscrivere i bambini al nido senza riuscirci, forse perché non c'era più posto o perché non rispettavo i requisiti. A quel punto mi rivolsi ai servizi sociali attraverso una assistente sociale. Fissato un appuntamento, andai da lei insieme ai miei figli, nel suo ufficio. Mi ricevette con molta gentilezza e le raccontai la mia storia, le mie difficoltà nel combinare i diversi impegni. Lei prese appunti per tutta la durata del colloquio e alla fine mi rassicurò: avrebbe trovato una soluzione e mi avrebbe contattata per fissare un altro incontro».

«Passò circa una settimana e ricevetti la chiamata dell'assistente sociale che fissò un nuovo appuntamento per comunicarmi le novità. Speranzosa, il giorno dell'incontro mi recai nel suo ufficio pensando che avesse stato trovato un posto in un asilo per i miei bambini. Invece quello che mi propose mi sconvolse».

«Seduta di fronte a me, mi disse che aveva trovato per i miei bambini due posti in due case famiglia. Io in un primo momento pensai che si trattasse di strutture simile agli asili nido, invece no: l'assistente mi spiegò che si trattava di due famiglie senza figli che si sarebbero occupate di accudire i miei. Rimasi paralizzata per alcuni attimi. Lei continuò a parlare pensando di convincermi dicendo che sarebbe stata una buona scelta per i bambini, visto che io ero single. Mi disse anche che avrei potuto continuare a vederli. Appena mi ripresi dallo choc le urlai tutta la mia rabbia. Le dissi di non permettersi più di avvicinarsi ai miei figli. Andai via sbattendo la porta».

«Oggi io ho trovato un impiego professionalmente qualificato ed i miei figli sono cresciuti senza mai sapere il pericolo corso quando, dieci anni fa, chiesi aiuto alle istituzioni in un momento di difficoltà. Spero che ciò che ho vissuto non sia capitato ad altri. E spero che nessun'altra donna debba subire proposte cosi indegne e immorali».

 

Sono tantissime le testimonianze simili che stiamo ricevendo in redazione. Siamo disponibili ovviamente a pubblicare anche la voce di coloro che si comportano con estrema professionalità e che ci vogliano raccontare la difficile e utile professione dell'assistente sociale.

 

 

Marco Camilli

 

 

 

 

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