350.000 Penne Nere invasero Aosta in un evento ancora oggi nella memoria di tutti - VIDEO
AOSTA. Ad Asti ieri si è chiusa l'89a Adunata nazionale degli alpini. Ogni volta che se ne parla, in Valle d'Aosta torna alla mente l'Adunata del 2003 che portò il capoluogo ad essere letteramente "invaso" da decine di migliaia di Penne Nere. All'epoca il presidente degli Alpini valdostani era Rodolfo Coquillard, ora in pensione e dedito all'altra sua passione: la pittura. Lo abbiamo intervistato per ricordare quell'evento straordinario sotto tanti aspetti.
Come siete riusciti a portare questo evento ad Aosta?
«Fu una fatica. A Milano, alla sede nazionale dell'associazione, c'era perplessità nei confronti di una città così piccola in cui non era mai stata fatta un'Adunata. Servivano spazi lineari abbastanza grandi ed un'assistenza accentuata dell'ente pubblico come succede in tutte le Adunate. Per sei anni ho battuto il chiodo a Milano per riuscire a far prendere a cuore la questione di Aosta. Tutti sono un po' innamorati della città, di quello che gli Alpini rappresentano per Aosta e per l'Italia, per cui una volta fatta una breccia è stato facile buttare giù le mura. Dopo abbiamo impiegato 19 mesi per sistemare tutte le strade e per parlare con l'amministrazione regionale, che ha capito cosa c'era in ballo ed è stata splendida per l'aiuto dato. Loro sono stati bravi a sistemare le strade, costruire i loggiati e ad allestire il necessario e noi lo siamo stati a sistemare le postazioni nei Comuni attorno alla città dove far accampare gli Alpini. Sapevamo che ne sarebbero arrivati tanti e infatti è stata una cosa incredibile, veramente. Una quindicina di persone si sono date da fare e sono riuscite nell'intento. E ne è valsa la spesa perché il ricordo di quella fiumana di gente che scendeva via Chambery partendo dal quartiere Cogne arrivando all'Arco d'Augusto è impressa in tutte le menti di Aosta. Tutte le volte che mi incontra qualcuno me lo ricorda ed è persino commovente pensare a come facciano ancora, dopo 13 anni, a ricordare ancora gli Alpini. Parliamo di 350.000 persone».
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Per quell'Adunata gli Apini hanno attivato una logistica incredibile. Ogni gruppo portava con sé ogni ben di Dio, alcuni sono arrivati addirittura con dei tir e i supermercati che si erano attrezzati per l'occasione sono rimasti deserti.
«Questo è vero, sono rimasti delusi loro e anche i commercianti. Pensando ad una città piccola, magari con poca disponibilità, gli Alpini si sono attrezzati e sono arrivati forse anche con troppo».
Cosa ricorda di quei tre giorni?
«Fu una cosa stupenda a partire dai primi arrivi, uno dopo l'altro. Siamo stati preoccupatissimi fino al secondo giorno perché un incidente qualsiasi sull'autostrada che collega il resto del mondo con Aosta avrebbe bloccato tutto. C'eravamo anche premuniti per deviare il traffico sulle strade regionali ma per fortuna non ce n'è stato bisogno. Passati i primi due giorni, la sera prima dell'Adunata, la preoccupazione se n'è andata vedendo la gente in piazza Chanoux e nel centro della strada che festeggiava e si salutava... è stato veramente fenomenale».
I binomi Alpini-vino e Alpini-grappa
«Gli Alpini si sono "lasciati andare" la sera prima dell'Adunata: si incontrano gli amici e i compagni del battaglione e devono salutarsi col bicchiere in mano. Ognuno porta il vino della propria vigna ed è obbligo non rifiutare. Però garantisco che la mattina alle 7.30 / 8 la sfilata è stata di una precisione da non credere: in fila per 9 (in genere nelle grandi città si sfila per 12 o 13) hanno iniziato alle 7.30 del mattino e finito quasi alle 21».
Ad Asti si è appena svolta l'Adunata. Come è possibile che ogni anno si rigeneri lo stesso entusiasmo attorno a questo evento e la stessa voglia di partecipare?
«Questa particolarità è legata ad una regola che abbiamo: ricordare, mai dimenticare. Il secolo scorso non è stato un secolo di pace e di tranquillità. Si vuole ricordare chi è andato avanti, chi è stato con te e quelli che ti hanno comandato (negli Alpini il comando non è una prevaricazione ma un aiuto, una compagnia) e queste cose che ti permettono di avere ancora voglia di ritorvarsi dopo un anno. Anzi, un anno è già troppo tempo».
Dalle gesta eroiche nella Prima Guerra Mondiale ad oggi, come è cambiato il ruolo degli Alpini?
«Il grande cambiamento è avvenuto quando è stata abolita la leva e infatti per alcuni anni temevamo di non avere un ricambio generazionale. Quando abbiamo fatto l'Adunata la sezione valdostana aveva circa 6.300/6.400 iscritti con 74 gruppi nei 74 Comuni mentre adesso siamo a 5.000. Qualcosa abbiamo perso nel tempo, ma c'è stato l'arrivo dei militari di professione che non hanno abbandonato la Penna e si sono fatti professionisti della montagna. Anche i giovani si iscrivono. Magari non in numero così grande, ma ci sono».
E poi le donne
«Né nella mia vita militare né dopo ho direttamente lavorato con loro, ma so che nel gruppo di Gressan ci sono diverse iscritte che si presentano con gli stessi pensieri e lo stesso modo di vivere degli Alpini maschi»
Cosa è rimasto di concreto di quell'Adunata ad Aosta, al di là dei ricordi?
«Abbiamo lasciato in eredità o comunque abbiamo fatto conoscere di più lo spirito degli Alpini. Siamo riusciti ad avere una casa tutta nostra frequentata da bambini, adulti e artisti e ci sono rimasti alcuni monumenti interessanti come il vetro sulla rotonda ad Aosta che racchiude, attorno al cappello degli Alpini, le montagne della Valle d'Aosta e che è stata inaugurata alcuni anni dopo l'avvenimento. E' poi rimasto nel pensiero degli amministratori pubblici il fatto che si possono "usare" gli Alpini per qualsiasi aiuto, per questioni di protezione civile e per tante altre cose di cui c'è sempre bisogno, vedi le alluvioni. Gli Alpini sono sempre stati presenti e da quando c'è stata l'Adunata i sindaci sanno ancora di più che si possono affidare a loro».
C'è stato un tentativo di ottenere l'Adunata di quest'anno, vista la ricorrenza del centenario della sezione Ana, ma non è andato a buon fine.
«Non è stata una questione di negligenza di chi ha proposto Aosta. C'è una certa regola nell'assegnare le Adunate: quando in una zona ce n'è già stata una, occorrono che siano passati alcuni anni per riottenerla affinché tutti abbiano la possibilità di ospitarla. Di mezzo poi ci si infilano sempre occasioni storiche che facilitano l'assegnazione. Diventerà difficile, secondo me, per i prossimi 7-8 anni avere ad Aosta un'Adunata. Dopodiché sarà possibile.»
Olimpiadi a Roma e Adunata ad Aosta quindi?
«Sarebbe una bella cosa».
Un saluto agli alpini
«Da quanto mi sono ritirato, nel 2006, continuo ad incontrarli ogni tanto. Per motivi di salute non posso partecipare alle grosse Adunate, però ci si incontra ancora e anche quando si è tra la folla l'occhio arriva ed il saluto è sincero, senza tanti complimenti».
Alpini sempre?
«Alpini sempre».
Marco Camilli